CrowdStrike: la foto del dipendente che ha causato l'interruzione globale è falsa
Smaskerata la bufala del noto Vincent Flibustier, che si era finto dipendente di CrowdStrike e auto del blocco globale
Recentemente, una massiccia interruzione globale ha colpito i sistemi operativi Windows, causando interruzioni in vari settori tra cui banche, compagnie aeree e media. Il responsabile sembra essere stato un aggiornamento difettoso del programma antivirus Falcon Sensor di CrowdStrike.
La bufala di Vincent Flibustier
Un post satirico su X ha complicato ulteriormente la situazione. Vincent Flibustier, un noto scrittore di parodia e fondatore del sito belga Nordpresse, ha postato una foto generata con IA che lo ritraeva come impiegato di CrowdStrike affermando di essere responsabile dell'aggiornamento. Il post includeva la didascalia: Primo giorno in Crowdstrike, ho lanciato un piccolo aggiornamento e mi godo il pomeriggio libero.
Il post di Flibustier è diventato virale, accumulando milioni di visualizzazioni e migliaia di condivisioni. Molti utenti su X hanno preso il suo post alla lettera, credendo che fosse veramente responsabile della Blue Screen of Death sui loro sistemi. Vincent ha successivamente pubblicato un video dichiarando di essere stato licenziato, continuando a scherzare sulla situazione e chiedendo persino a Elon Musk se avesse un lavoro per lui.
La verità rivelata
I media francesi hanno rapidamente smascherato la verità. Fonti come France.TV e Liberation.fr hanno sottolineato che Vincent Flibustier è un personaggio noto per le sue provocazioni satiriche e che la sua foto era chiaramente manipolata. Le sue affermazioni erano inconsistenze e miravano solo a creare buzz mediatico.
Nel frattempo, sia Microsoft che CrowdStrike hanno lavorato intensamente per risolvere il problema causato dal codice difettoso nell'ultimo aggiornamento del software Falcon Sensor. Il CEO di CrowdStrike, George Kurtz, ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che non si trattava di un attacco informatico, ma di un difetto isolato e ora risolto.
La situazione ha evidenziato non solo la vulnerabilità dei sistemi informatici globali, ma anche quanto rapidamente la disinformazione possa diffondersi attraverso i social media, soprattutto quando sfrutta preconcetti radicati negli utenti.