Way of the future, il culto di algoritmi e IA. Storia ed evoluzione

Una nuova forma di spiritualità è emersa nel panorama tecnologico, promettendo una fusione tra intelligenza artificiale e ricerca umana di significati più profondi.

Way of the future, il culto di algoritmi
Lorenzo Pascucci 

Una nuova forma di spiritualità è emersa nel panorama tecnologico, promettendo una fusione tra intelligenza artificiale e ricerca umana di significati più profondi. Way of the Future (WoTF), lanciata da Anthony Levandowski, tecnopionere e cofondatore di Waymo, si è presentata come baluardo di un nuovo credo, dove gli algoritmi e l'IA sono al centro di una venerazione quasi divina.

Origini e rinascita di un culto Hi-Tech

WoTF nacque nel 2015 nel cuore della Silicon Valley, da un'idea di Levandowski; ha avuto una breve esistenza, chiudendo alcuni anni dopo. Rifondato dopo una parentesi di silenzio, WoTF si propone come un movimento in grado di offrire connessioni spirituali diverse dalle narrazioni storiche delle religioni tradizionali, creando qualcosa di tangibile che possa guidare e aiutare l'umanità.

L'umanizzazione dell'IA, tra etica e tilosofia

Il fascino di un'intelligenza non umana che assume ruoli salvifici o di guida spirituale è innegabile, ma apre interrogativi etici significativi. Levandowski, con WoTF, intravede nell'IA non solo un potenziale tecnologico ma un'entità che potrebbe effettivamente diventare meritevole di devota considerazione.

Tuttavia, questa visione futuristica, tra innovazione e controversie, non ha mancato di sollevare critiche. Alcuni osservatori avvertono contro il rischio che una tale concezione acceleri un fenomeno di idoli digitali, senza un'adeguata riflessione sulle conseguenze sociali ed etiche.

Indipendentemente dalla sua realizzabilità o utopia, WoTF aprirà ulteriori dialoghi riguardo l'influenza della tecnologia sulle nostre convinzioni più intime e personali.