Gli stipendi e le retribuizioni degli informatici italiani e specialisti IT dal rapporto OD&M Consulting 2006 (Parte I)
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Professioni informatiche e retribuzioni, quale raccordoesiste? Se da anni i teorici del mercato del lavoro siarrovellano per comprendere quale sia il giusto valore dimercato di un lavoro in base alla quotazione delle conoscenzee delle competenze, di fatto il mondo dell’industriaimpone dall’interno regole e dinamiche che spessoprescindono dal livello di cultura lavorativa e dipreparazione dei candidati. Non mi riferisco al passaparola,o ancora peggio allo sport nazionale della raccomandazione,ma al fatto che tra domanda delle imprese e valore di mercatomolto spesso non esiste alcuna proporzione diretta.Nell’informatica certamente, ma anche negli altrisettori. Tanto più con l’apertura dei confininazionali e con la delocalizzazione dei processi chel’informatica, più di altri settori, ha favoritofin da principio.
Se poi si pensa, per esempio, che i saldatori importati dallaSlesia sono pagati più di un programmatore VisualBasic o che oggi i falegnami impiegati per eseguire irivestimenti interni delle navi sono fatti arrivare dallaRepubblica Ceca dove notoriamente il mare lambisce capitali epiccoli borghi in collina, si possono abbozzare almeno dueipotesi: 1) la retribuzione in Italia non èdirettamente proporzionale alla complessità dei saperiposseduti; 2) la domanda non è poi cosìselettiva nei confronti delle competenze di dettaglio di unlavoratore. Quello che è certo, invece, riguarda loscambio tacito tra mancanza di seniority e richiestainderogabile di flessibilità, anche retributiva.Nell’informatica questo è ancora piùvero. Tra il 2001 e il 2005 le retribuzioni, al nettodell’inflazione, dei giovani al di sotto dei 30 annisono peggiorate e si registra, in generale, una perdita delpotere d’acquisto che va da una a due mensilitàall’anno.
Particolarmente drammatica è la situazione dei giovanicon laurea, il cui valore medio di mercato, al nettodell’inflazione, è diminuito in manierasignificativa. Tradotto: oggi i giovanissimi guadagnano menodi cinque anni fa. Quello che fa impressione, guardando ainumeri elaborati in questo contesto da OD&M Consulting, societàspecializzata in benchmark retributivi, nel VII Rapportosulle Retribuzioni degli italiani, è il fatto cheessere giovani venga tradotto sistematicamente dalle impresecome sinonimo di “ammortizzatore economico”aziendale. Non importano i saperi di un laureato o la suacapacità di portare innovazione, ma lapossibilità di abbassare i costi d’impresainsistendo proprio sulle fasce più deboli in terminid’esperienza contrattuale. Dal 2001 al 2005 i laureaticon 3-5 anni d’esperienza nel settore ICT hanno persol’8,3% del proprio reddito, senza contate il costodella vita.
Questa non è l’unica sorpresa. Guardando inmaniera più ampia al rapporto tra sapere informatico eretribuzioni si trovano nello studio di OD&M altri duespunti interessanti. Il primo riguarda i cosiddetti poweruser, ovvero gli utenti evoluti che nelle impresesvolgono mansioni correlate o direttamente dipendenti dallenuove tecnologie. Per questi lavoratori esiste uno scarto trasettore ICT e tutti gli altri ambiti produttivi. Si arriva aretribuzioni più alte del 2% (3,6% per i quadri) anchese con il crescere della qualifica il vantaggio retributivosi assottiglia fino ad annullarsi per i dirigenti. Il(piccolo) riconoscimento della specializzazione degliimpiegati è comunque evidente. Il secondo spunto diriflessione riguarda l’impiego dei professionistiinformatici, la classe di esperti cioè che hannocompetenze superiori ai power user.
Il paradosso è questo: lavorare all’internodelle società hi-tech non paga. L’area IT nellesocietà ICT è retribuita peggio di quanto nonavvenga per le stesse aree delle altre imprese italiane. Ladifferenza vale per ogni tipo di inquadramento: impiegati(-7,7%), quadri (-3,8%) e dirigenti (-9,4%). A che cosaè dovuta questa disparità di trattamento? Perle banche o gli ambiti dove l’informatica supporta imaggiori processi del ciclo produttivo è evidente:l’information technology insiste sulla creazione delvalore ed è dunque valutata più importante. Aun esperto di sicurezza che opera, per esempio, nel ramofinanziario si richiede una specializzazione adeguata e una“sensibilità organizzativa” che in ambitoICT non sono richieste nella medesima misura. Inoltre questiprofessionisti devono trasferire nelle imprese nuovetecnologie e nuovi processi, svolgendo cioè un ruolodi mediatori culturali e di responsabilidell’apprendimento delle tecnologie.
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