Lavorare in aziende informatiche italiane: poca soddisfazione e armonia in ufficio. E i premi una tantum non risolvono nulla
L'Evento Motivante è un evento appunto, cheavviene durante la bella stagione e le aziende mettono inatto per sollevare l'umore degli impiegati spronandoli inqualche gara lavorativa.
Come può un evento cancellare di colpo tutto quelloche si è fatto durante l'anno? O, meglio, quelloche non si è fatto? Non può. Anche per questoalcune imprese dell'IT all'Evento Motivantepreferiscono una distribuzione di denaro, un "unatantum". Il problema di queste "una tantum"è che spesso sono date a pioggia, a tutti, con criterisconosciuti, secondo ragioni ignote, finendo per alimentarel'idea che quanto viene dato non è unriconoscimento del proprio valore, ma un obolo qualsiasi cheva a tutti indistintamente, anche al collega svogliato oassenteista.
Più in generale, parlare di premi diproduttività è senz'altro complicato, bastipensare alla difficoltà di molte imprese nelcomprendere davvero chi rende di più e chi di meno,eppure se c'è un settore che crea innovazione ecompetitività è il comparto IT, sul quale moltobisognerebbe investire anche da questo punto di vista. Ma nonsi può neppure dire ad alta voce: molte imprese nonsaprebbero spiegare ai colleghi perché quelli delreparto IT vengano premiati in modo speciale, non saprebberoneppure motivare efficacemente quanto devono al reparto IT lacrescita del proprio business e la riduzione dei costi.
Per poter motivare e comprendere l'IT occorrecondividerne i valori, sapere che cosa è importanteper le persone che lavorano in quel settore, ascoltarle,sedersi con loro per condividerne i problemi e leaspirazioni. È cosa difficile da attuare, certo, e loè ancora di più per chi lavoranell'informatica, ossia quella cosa in cui, comesappiamo, "chi comanda non capisce e chi capisce noncomanda" e dove è indispensabile un aggiornamentocostante del proprio know-how (direi un updatequotidiano).
Ma ve loimmaginate lo specialista in risorse umane che cerca dicapire che razza di lavoro facciamo e che problematicheaffrontiamo? Talvolta è difficile anche tra noiinformatici parlarne, tante sono le specializzazioni e lecose che si debbono sapere per fare questo lavoro ad unlivello professionale, figuriamoci per un esterno. Eppurecapire e parlare è proprio ciò di cui cisarebbe bisogno se si vuole davvero che ognuno dia il megliodi sé.
Spronarvi a dare il meglio di voi stessi, a tirare fuoritutte le Vostre potenzialità e a mettervi in lucedovrebbe essere il lavoro del vostro capo, ma il problemaè che il vostro capo è valutato su quello cherealizza come attività, e non su come sviluppa le suepersone. Non è pagato per farlo, spesso non ha lequalità per farlo, ancor più spesso non ha, nonsi ha, anzi, una cultura aziendale della motivazione esviluppo. In una parola è difficile davvero che questoavvenga e quando la motivazione manca il risultato èspesso un alto turn-over in azienda, frutto della miopepolitica del "vediamo quanto resisti prima di arrivareal limite massimo della sopportazione".
In Italia, date le difficoltà economiche del mercatoIT, le penose leggi del lavoro e la mancanza del rinnovo deicontratti, questa politica aziendale nel breve periododà i suoi frutti in termini di contenimento dellaspesa del personale, e non sono poche le aziende che contanosu questo, ben sapendo che per molti loro dipendenti uneventuale licenziamento significherebbe l'incubo delladisoccupazione o del lavoro a progetto.
Questo atteggiamento però non è privo diconseguenze. Il rendimento delle persone scema sempre dipiù e le inefficienze si sommano fino al "momentomagico" in cui l'ufficio del Personale si dàuna svegliata e lancia il questionario sul ClimaAziendale.
Le domande del Questionario sono sempre le stesse in tuttele aziende: cosa ne pensi di dove lavori? Te ne andresti perun posto migliore? Delle due l'una, o sono statecompilate da un lemure ubriaco (parafrasando Dilbert), o chile prepara lavora nell'ufficio distaccato di Paradisecity (di cui ignoravate l'esistenza).
Da quando è stata inventata l'indaginestatistica, il modo migliore per sapere qualcosa èinterpellare direttamente le persone (l'80% di unmessaggio passa attraverso segnali indiretti), o megliofingersi un impiegato e capire come funziona l'aziendadall'interno. Possibile che nel terzo millennio non sitrovi nulla di meglio di un asettico questionario a cui non acaso risponde sì e no la metà delle persone acui lo si è consegnato? Non sarebbe tremendamentepiù efficace sedersi accanto al proprio dipendente ITper condividere almeno un po' lo stesso fango? Troppoumano? Troppo diretto? Troppo?
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