Marcello Tansini
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Si puņ licenziare per l'uso di Internet sul lavoro?

Si può licenziare per l'uso di Internet sul postodi lavoro? E' una domanda complessa che nasconde altredomande e precisazioni come; per esempio:

Si deve licenziare per qualunque sito web si visiti (o perqualunque casella di posta si consulti), perchè deveessere considerata una perdita di tempo non motivata sullavoro?

E' giusto licenziare solo se si visitano siti contrarialla morale (come siti pornografici o pedofili)? Ma i canonimorali da seguire, in casi ambigui, non condannatiespressamente dalle Stato (come la "normale"pornografia) chi li deve decidere? La coscienza del datore dilavoro?

La legislazione vigente non risponde alle domande che mi sonoposto poco sopra, essendo ancora "Internet sullavoro" , una materia lasciata alla discrezione e airegolamenti interni di ogni singola azienda.
La tematica, però, potrebbe diventare assolutamenteesplosiva in pochissimi anni, come dimostra la vicenda dicui, credo, alcuni di voi avranno già letto,riguardante il licenziamento di un dipendente delvicepresidente del Senato motivato ufficialmente in tal modo:" "Il collaboratore licenziato faceva attraverso ilcomputer del Senato ricorrenti collegamenti con siti deltutto estranei agli interessi di un ufficiopubblico". 

Ora, non voglio entrare nel singolo caso, anche perchèNON sappiamo cosa facesse esattamente il dipendentelicenziato durante le ore di lavoro con Internet.Perchè, se avesse usato Internet per compiereattività giudicate illegali dalle vigenti leggiitaliane, magari approfittando anche di essere nascosto dallaRete del Senato, allora sarebbe sicuramentelicenziabile. 
Certo non sarebbe assolutamente accettabile e ragionevole ladecisione presa nei confronti di tale dipendente, se illicenziamento fosse avvenuto per qualche ora di"navigazione personale" durante la settimana, anchese avesse navigato, come da qualche parte si afferma, su sitidedicati al mondo gay. Che male ci sarebbe? Anzi, non sarebbepiù un licenziamento per l'uso di internet, ma perdiscriminazione sessuale, cosa che in Italia, giustamente,è contraria alla legge.

Ma la vicenda apre diverse interrogativi che possonointeressare tutti noi che utilizziamo internet durante le oredi lavoro per i nostri interessi personali. Perchèscagli la prima pietra chi non ha mai usato internet durantele ore di lavoro per visitare qualche sito che gliinteressava, leggere la propria posta elettronica, consultareil proprio conto in banca o pagare la propriaassicurazione/bolletta.

L'uso di Internet sui luoghi di lavoro è prassicomune, testimoniata anche da qualsiasi statisticariguardante il traffico dei principali siti web italiani checresce nelle prime ore del mattino, per aumentare ancora trale 12.30-14.30 e riprendersi per alcuni minuti tra le 17 e le18. Guarda caso gli orari in cui, spesso, si è liberida impegni, appuntamenti, telefonate, riunioni e ci si trovasoli alla propria postazione di lavoro.

Internet come la vecchia e tradizionale (aggiungereiaccettata!) pausa caffè tra colleghi? Io direi propriodi sì e penso che, come tutte le normali pause, se nonsi protragga per ore e ore, debba essere accettata: occorrecondannare l'ABUSO di internet in termini di ore, nonl'uso ragionevole. Non può essere concesso ad undipendente, per esempio,  di restare collegato ad unachat per ore tutti i giorni, ma gli si può negare dicontrollare per qualche minuto la propria casella e-mail?Tenendo anche conto che, in particolare nelle grandi aziende,tramite firewall e proxy, si può fortemente limitarela navigazione personale se i "grandi capi"dovessero ritenere che i 10 minuti persi per le propriefaccende non aiutino la produttività aziendale (masappiamo tutti che in 8 ore di lavoro la produttivitàpiena non può coincidere umanamente con tutte le 8 oredi lavoro).

Ma attenzione: il controllo della navigazione su Internet diun dipendente (cosa assolutamente facile da fare) apreun'altra questione: è giusto "tracciare"i siti e la posta elettronica utilizzati nelle ore di lavoro,dai computer dei propri uffici? Infatti attraverso i siti ele e-mail private scaricate da un dipendete il datore dilavoro può scoprire interessi e abitudini chesicuramente rientrano nella sfera privata dell' individuoe che l'attuale legge della privacy difende e protegge.Ma se non si tracciasse l'uso di Internet e dalla reteinformatica aziendale, come si potrebbe scoprire situazioniillegali che purtroppo, è inutile nascondersi, usanointernet come valido strumento?

Senza arrivare a situazioni estreme (come la pedofilia) visono degli interessi aziendali assolutamente legittimi chel'azienda ha tutti i diritti di difendere, come lospionaggio industriale che tali sistemi permettono diprevenire e ostacolare. Come vedete è difficile dareuna risposta univoca, trovare il bandolo della matassa confacilità.

L'unica risposta sarebbe quella di utilizzare il buonsenso, ma nel mondo del lavoro italiano (fatto spesso diripicche e piccole vendette, di carrierismo e di parassitismoesasperato) sarebbe sufficiente?