Chi naviga in ufficio non puņ essere licenziato, ma il computer puņ essere controllato
Chi naviga in ufficio non può essere licenziato, siain Italia che negli Stati Uniti. Per quanto riguarda gliStati Uniti lo afferma una recente sentenza di un giudiceamministrativo chiamato a risolvere la vicenda di unimpiegato del Dipartimento per l'educazione di New York,accusato dai suoi superiori di passare troppe ore a navigaresul web in siti di informazione, viaggi, ecc.
Il giudice, nell'assolvere l'impiegato, ha spiegatoche Internet deve essere considerato come il telefono o ilgiornale, non minaccia l'efficienza sul posto di lavoro:"Toquir Chouri non può essere licenziatoperché non ha commesso alcuna violazione. OrmaiInternet è diventato l'equivalente del giornale odel telefono, una combinazione tra comunicazione einformazione che è entrata a far parte della vita ditutti i giorni. Al massimo, nei confronti dell'impiegatoè ammesso un rimprovero".
E' la prima volta che Internet viene paragonato allastregua di un qualsiasi strumento di lavoro come il telefonoe quindi la sentenza negli Stati Uniti ha suscitato un certoscalpore, soprattutto perchè costituirà unprecedente giuridico importante per altri casi simili.Internet è dunque come fare una telefonata ed èimpensabile che durante la giornata un qualsiasi lavoratorenon possa prendersi un attimo di pausa per fare unatelefonata o, appunto, navigare su un sito internet che gliinteressa.
Il licenziamento può avvenire soltanto se ildipendente naviga in maniera costante e sistematica suInternet non assolvendo i suoi compiti durante l'orariodi lavoro. Sia negli Usa che in Italia vige un antichissimoprincipio di diritto romano secondo il quale il lavoratoredeve usare la "diligenza del buon padre difamiglia" , applicandosi alle sue mansioni con la stessaattenzione, costanza e impegno che avrebbe un buon padre difamiglia.
E in Italia? Negli ultimi anni ci sono state diversesentenze, alcune a favore del dipendente, altre a sfavore.Tutto si basava sulla discrezionalità del giudice.
Il Corriere della Sera ha, dunque, chiesto il parere sulfatto che sia lecito navigare su Internet in ufficio negliorari di lavoro al Prof. Pietro Ichino, docente di Dirittodel Lavoro presso l'Università degli studi diMilano che ha spiegato:
"Una breve pausa, anche nel pieno dell'orario dilavoro, è sempre tollerata. La questione èsempre quella della misura: tanto più le pause diquesto genere sono lunghe o frequenti, tanto più ci siavvicina al limite della scorrettezza edell'inadempimento contrattuale. Dove si collochi questolimite, dipende dalla maggiore o minore severità delgiudice. Alcune aziende sono molto tolleranti, altre sonomolto rigide: l'importante è che la politicainterna sull'utilizzo del Web sia molto chiara aidipendenti".
Le norme di riferimento si trovano nel codice civile, negliarticoli 2104 e 2105. "Dall'interpretazionecombinata di entrambi gli articoli si può concludereche chi lavora lo fa nell'interesse dell'impresa eche dunque il suo personale interesse è sempresubordinato a quello del datore - spiega Emilio Tosi, docentedi Diritto privato dell'informaticaall'Università Bicocca di Milano - Accedere aInternet di per sé non può essere motivo dilicenziamento, ammesso che non si commettano reati penali,consultando siti pedopornografici o partecipando attivamentea truffe telematiche".
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